La Gerusalemme perduta by Paolo Rumiz

La Gerusalemme perduta by Paolo Rumiz

autore:Paolo Rumiz [Rumiz, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Frassinelli
pubblicato: 2017-09-01T23:00:00+00:00


13. Tre santi dalla Cappadocia al Trentino. Viaggio a ritroso sulle loro tracce

Allora, 16 secoli fa, i cristiani erano a oriente. Sisinio, Martirio e Alessandro furono trucidati in val di Non. Ritorno alla loro terra origine.

Notte anatolica sterminata, vento, nessun paese, nessuna luce, nessuna cometa che indichi la strada. Il pullman per il profondo Est viaggia senza scosse, pieno di maschi addormentati come una tradotta militare. Hakan, il mio vicino, mi russa sulla spalla. Per terra, bucce di semi di zucca abbrustoliti.

Fuori, un’onda lunga di praterie color cenere, stelle, minareti.

Dicono che sull’altopiano non piove da anni. Si va come su un’astronave nell’ignoto. Una navicella che sonda il vuoto della cristianità a Est di Istanbul. Un vuoto angosciante, perché coincide con la culla, l’Anatolia dei Padri della Chiesa.

È tutto finito nella terra di Basilio, Crisostomo, Timoteo, Tecla, Efrem, Gregorio, Ignazio. Finiti gli armeni, i siriaci, i greci.

Milioni, un secolo fa; oggi, poche decine. Prima rifiutati come stranieri, ammazzati come quinte colonne di potenze esterne, spazzati dall’orrenda stagione dei nazionalismi. Poi sorvegliati a vista, accusati ancora oggi di minare l’unità dello Stato, di far proseliti. Ma guai accettare l’idea di un viaggio solo archeologico, come fanno le agenzie di viaggio. Sarebbe mettere una pietra tombale su chi rimane. Qui devi farti pescatore di uomini. Cercare nel presente di chi, oggi, è turco e cristiano insieme.

* * *

Mica lo sanno gli italiani che una volta, alla fine dell’impero, il mondo era alla rovescia: la Turchia risplendeva di cristianesimo e noi eravamo terra pagana. Allora, Roma era una succursale periferica della nuova fede nata a Oriente, e posti come le Alpi erano così irriducibilmente attaccati agli dei antichi, da portarsi dietro fino all’oggi una fama brigantesca. A Trento, per esempio, dicono che quelli della Val di Non sono “Brusamadonne”. I montanari carnici, pure loro, gente “cence dio e cence madone”, cioé senza né dio né madonna. I biellesi neanche parlarne, dopo la rivolta di Dolcino.

I trentini la fecero grossa, le madonne le bruciarono davvero. O meglio, bruciarono santi, tre in un colpo solo. Monaci venuti dall’Anatolia. La storia è dell’anno 397, quando San Vigilio vescovo di Trento scrive a Sant’Ambrogio a Milano: sono sconfortato, non ce la faccio a portare Cristo nelle valli, quella gente non molla i vecchi idoli. Leggo dal suo epistolario: “Come guidare la Chiesa di questa città affinché si apra all’evangelizzazione delle vallate? Quale metodo impiegare perché i pagani si volgano a te, stella radiosa del mattino?”.

Dopo qualche mese arriva la risposta: caro Vigilio, avrai tre giovani dalla Cappadocia; hanno accolto il mio invito e verranno da te non per mesi o anni, ma per sempre. Vigilio esulta, annuncia il miracolo alla sua gente. I giovani ardenti di fede - Sisinio, Martirio e Alessandro - arrivano e si stabiliscono in Val di Non, verso il Passo del Tonale, ma la tensione si alza subito. È maggio, festa di Saturno, e per tradizione si abbatte un toro. Ma una famiglia, battezzata, rifiuta di partecipare alla festa di paese.

Non era mai accaduto.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.